È già finito

20 Mar

Quanto sole!

Quante risate!

Quante parole!

Quanta poesia!

Quanta natura!

Quanti contatti!

Quanta bellezza!

Vorrei che fosse di nuovo ieri.

Quanto è durato tutto questo per te?

Stravolgimenti

26 Feb

Vomiti il tuo dolore e tiri l’acqua.

Parole taglienti come lame

Lasciano segni sul cuore.

Onde di emozioni incontrollate

Rompono argini delicati.

Tu subisci e reagisci

Devastando campi di soffioni.

Desideri infranti

Da uno sbuffo sconsiderato.

Una seconda possibilità

22 Feb

Sono le 6:30. Suona la sveglia.

Dorotea si rigira nel letto, cerca di aprire gli occhi muovendo le palpebre, tira fuori la mano dal tepore delle coperte e allunga il braccio alla ricerca della sveglia.

La sveglia si disattiva e simultaneamente si attiva il suo cervello.

Bagno. Vestìti. Colazione. Chiavi. Macchina. Ufficio.

Che la giornata abbia inizio!

“Buongiorno! Venga, venga. Che facciamo?”, Dorotea accoglie i suoi clienti sempre col sorriso. E loro ricambiano e la adorano.

Facciamo pace: due parole che sciolgono i ghiacciai.

Facciamo pace: due parole che ammorbidiscono il cuore.

Facciamo pace: due parole in loop nella mente di Dorotea.

Fuori dalla porta vede i rami degli alberi ondeggiare violentemente. Il vento ulula fortissimo: sembrano lamenti e grida di disperazione e sofferenza.

“Mi può fare anche i movimenti?” le parole del cliente riportano Dorotea alla consapevolezza del momento presente.

Guarda il cliente e ondeggia dolcemente le spalle: “Vanno bene questi movimenti?”, gli chiede.

Si guardano e scoppiano a ridere.

Terminata l’operazione i due si salutano sorridendo.

L’ufficio è vuoto e Dorotea quel giorno è sola.

Così i pensieri tornano alle parole che Fisimo Benaltro gli ha scritto ieri in un messaggio, dopo averle dato buca dieci giorni prima: “Facciamo pace, ti prego. Ti penso sempre. Ho sbagliato. Facciamo pace.”

Con quelle parole era riuscito ad aprire un varco nel cuore sensibile e docile di Dorotea. E ora lei stava lì a rimuginare: beh, in fondo tutti sbagliamo e tutti meritiamo di dimostrare che impariamo dagli errori.

Il trillo del cellulare la fa sobbalzare: “Cosa fai questo weekend? Troviamoci a metà strada. Ti prometto che ci sarò.”

Il messaggio di Fisimo arriva tempestivo.

Non gli risponde subito, anche perché nel frattempo l’ufficio si era riempito e Dorotea si stava dedicando ai suoi amati clienti.

La giornata lavorativa era giunta al termine.

Allarme. Chiavi. Macchina. Casa.

“Non me la sento di arrivare così lontano. Mi dispiace.”, Dorotea decide di rispondere così.

In realtà nella sua testa aveva deciso che, se tutto fosse filato liscio, il fine settimana sarebbe andata direttamente dove abitava lui.

La scelta di non dirglielo era legata a svariati motivi: gestire l’attesa; evitare aspettative; scaramanzia; fronteggiare gli imprevisti.

Sabato arrivò presto. Appena finito di lavorare Dorotea prenota l’alloggio; prepara lo zaino; mangia un boccone e si mette in viaggio.

Nel frattempo si scambiavano dei messaggi. Fisimo le raccontava cosa stava facendo e le mandava foto della sua città, dei suoi amici, del meraviglioso cielo azzurro che colorava quei luoghi incantevoli.

Dorotea guardava fuori dal finestrino e si stupiva di quanto fossero stupendi i paesaggi di quelle zone, da lei mai visitate fino ad allora.

Comunque sarebbe andata, anche stavolta avrebbe viaggiato, visitato posti nuovi, riempito i suoi occhi e il suo cuore di bellezza.

Ogni tanto la assalivano delle insicurezze e delle perplessità: dove stava andando tutta sola?

Quando mancava un’ora al suo arrivo, scrisse a Fisimo Benaltro: “Dove mi porti a cena stasera?”

Lì per lì lui le rispose scherzando, ma dalle contro risposte di Dorotea gli sorse un dubbio: “Stai venendo veramente? Dimmelo.”

“Sì, sto arrivando davvero. Quindi scegli un bel posto per cenare.”

Epifania

7 Gen

“Da te quanto dista?”

“Un’ora e quaranta minuti. Da te?”

“Da me due ore e mezza, ma siccome devo accompagnare degli amici all’aeroporto, poi ci metterei un’ora e mezza.”

“Allora ci vediamo?”

“Sì!! Viviamola questa vita.”

“Hai ragione, osiamo!”

“A domani! Non vedo l’ora!”

“Anche io!”

Si erano lasciati così.

Adrenalina. Desiderio. Attesa.

Dorotea si sveglia presto e si mette in cammino. Avevano concordato di trovarsi per le 9:30/10.

Durante il viaggio in macchina ha dei tentennamenti, vorrebbe disdire perché per strada ha trovato una fortissima pioggia battente che l’ha messa un po’ in difficoltà.

Gli manda diversi messaggi per avere sue notizie e confrontarsi.

Tutto tace!

Gli manda un vocale, per scherzare: “Mica ti sarai addormentato e mi dai buca?”

In realtà era il suo sentore da quando avevano organizzato l’incontro: ‘Mi darà buca!’

Profezie auto-avveranti ne abbiamo?

Ma Dorotea è così: quello che sente, quello che succede. Sia nel bene sia nel male.

Ha una sensibilità spiccata; riesce a carpire e percepire i segnali della vita, dell’universo con la precisione di un cecchino professionista.

Lascia gli amici in aeroporto e nel frattempo la pioggia si era attenuata.

‘Abbiamo detto che dobbiamo osare, vivere la vita, combattere la paura… Dai, Dorotea, prosegui. Arriva fino in fondo. Solo così si va avanti.’

Il suo dialogo interiore era stato convincente. Decide di proseguire.

“Senti, io mi sto avventurando. Tu mi dai segnali di fumo? Mi fai sapere che intenzioni hai?”, gli manda l’ennesimo messaggio.

La strada scorre liscia e pacifica.

Era solo lei, con la sua macchina precaria, a smuovere l’aria e far tremare l’asfalto.

Più passa il tempo e più il sospetto diventa reale.

Volge lo sguardo sconsolato alla sua sinistra e -BAM- succede una magia: i suoi occhi brillano e il suo cuore si scalda.

Il mare!!

Lui sapeva lenire ogni sua ferita e dissolvere qualsiasi pensiero nebuloso.

Ritrovato l’entusiasmo, prende il cellulare e gli dice: “Io sono quasi arrivata. Se mi darai buca, almeno avrò visto il mare!”

‘Brava, Dorotea, cogli il lato positivo da ogni situazione.’

Finalmente entra in città. È una giornata uggiosa, nuvolosa, umida. Ma a Dorotea basta il mare per vedere il sole e il cielo azzurro, anche se sono nascosti.

Parcheggia e va subito a fare colazione: cornetto e cappuccino è proprio quello che ci vuole. Trova un bar molto carino; ordina e si siede.

Anche stavolta guarda alla sua sinistra, il lato del cuore. C’è una lavagna appesa al muro con una frase: “LA • VITA • NON • TI • DÀ • LE • PERSONE • CHE • VUOI, • TI • DÀ • LE • PERSONE • DI • CUI • HAI • BISOGNO: • PER • AMARTI, • PER • ODIARTI, • PER • DISTRUGGERTI • E • RENDERTI • LA • PERSONA • CHE • ERA • DESTINO • CHE • FOSSI.”

Dorotea respira e sorride. La vita (o il destino?!) ha sempre un insegnamento per lei.

Finisce la colazione e va alla scoperta della città.

Prima cosa, naturalmente, va a riempire i polmoni, il cuore e gli occhi con una passeggiata vicino al mare.

Ora è pronta per esplorare.

Inizia a camminare, a guardarsi intorno, a perlustrare. Si ferma al punto informazioni dove una ragazza molto squisita le spiega cosa può visitare e le strade da percorrere.

Mappa in mano, può vestire i panni della turista, che lei adora. Il suo sogno è girare il mondo e oggi un po’ lo stava realizzando.

Ecco che sente arrivare un messaggio. È lui che con noncuranza le dà il buongiorno, mette qualche cuore in qua e in là e si scusa per non essersi svegliato, ma non ha sentito la sveglia. Piccino!

A Dorotea viene da ridere. Che faccia tosta!

Chiude l’applicazione e si gode la sua escursione. È davvero felice perché da diverso tempo avrebbe voluto visitare quella città ma per via della distanza aveva sempre rimandato. Poi, si sta rivelando una città graziosa, ricca di storia e… piena di mare! La città perfetta per Dorotea.

Passano le ore e lui le riscrive scusandosi, chiedendole dove si trovasse e dicendole che, però, lo poteva chiamare prima di incamminarsi.

‘Ora vorrebbe far venire a me i sensi di colpa e gli scrupoli di coscienza? Che immaturo! In fondo sai che c’è, mi tocca pure ringraziarlo perché finalmente sto visitando questa città e sto rivedendo il mare dopo tanti mesi.’

Cerca un ristorante dove assaggiare qualcosa di tipico, ma sono tutti pieni. Cavolo, oggi è l’epifania!

L’epifania, come ci ricorda l’etimo, è qualcosa che arriva dall’alto per mostrarci, rivelarci aspetti che fino a quel momento non avevamo notato, considerato, o avevamo trascurato.

Dorotea prova dentro di sé una profonda commozione e un forte senso di gratitudine.

Quell’evento le stava rivelando che, a ben pensarci, si era concentrata sulla soluzione anziché sul problema e questo le aveva permesso di soddisfare un desiderio e una curiosità che rimandava da qualche anno; osare; agire; trascorrere una meravigliosa giornata; camminare tanto; rigenerarsi; vincere la paura; andare avanti.

Che dire, nella sua calza Dorotea ha trovato tante leccornie!

Buona rivelazione a tutti!

Paura

4 Gen

Dorotea si accorse che non era pronta.

Non era pronta per provare dei sentimenti per un’altra persona.

Si rese conto che stava scappando.

“Ci sono ferite che non se ne vanno nemmeno col tempo. Più profonde di quello che sembrano. Guariscono sopra la pelle ma in fondo ti cambiano dentro.” cantava Mr Rain.

Era di nuovo quella canzone a scardinare le sue convinzioni, a portare scompiglio tra le sue emozioni.

Una persona era entrata da poco nella sua vita, ma si accorse che la coinvolgeva in modo diverso da quelle conosciute fino a poco tempo prima.

A un certo punto ha notato che pensava cose simili a: “Non lo devo più sentire.”; “Non gli devo scrivere più.”; “Ora gli dico che mi sento male e non posso più incontrarlo.”.

Il pilota automatico di auto-sabotaggi era entrato in azione.

Perché?

Dorotea provava paura.

Come quando ti bruci seriamente col fuoco e da quel momento hai paura ad accendere anche solo un fiammifero.

Lei aveva paura di provare sentimenti per qualcuno che, magari, l’avrebbe ferita. Di nuovo.

Era brava a cadere, ma, soprattutto, si era dimostrata molto brava ad alzarsi.

Sì, vero. Ma era stato molto impegnativo.

In quel momento della sua vita si rese conto che stava giocando a nascondino: si faceva vedere solo da chi, dentro di sé, sapeva che sarebbe stato un breve diversivo.

La fragilità del cuore spaventa.

Si prese tutta una notte per pensarci.

Al risveglio aveva la risposta: “Non puoi vivere nella paura.”

Eppure è così

28 Dic

Ci sono quei giorni…

Ci sono quei momenti…

Ci sono quelle ore della tua vita in cui hai bisogno di qualcuno con cui parlare; qualcuno con cui ridere; qualcuno con cui abbracciarti; qualcuno con cui stare in silenzio…

Proprio in quegli attimi si crea il nulla assoluto attorno a te.

Tutti spariti.

Tutti rapiti.

Tutti proprio quando te ne basterebbe solo uno.

Tutti quelli che certi giorni, certi momenti, certe ore ti bersagliano di chiamate, di messaggi, di inviti.

Fateci caso.

Vi è mai capitato?

Come se tutte le persone con cui ti senti normalmente, che magari fra di loro neanche si conoscono, si fossero messe d’accordo per non risponderti; per lasciarti cuocere nel tuo brodo.

Sembra incredibile e impossibile che accada.

Eppure è così.

Facci caso.